AMBIENTE IN DIRETTAVERSO IL FUTURO
Nature Restoration Law del Parlamento Europeo
In data 12 luglio 2023 il Parlamento Europeo ha approvato con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti la legge per il ripristino della natura, un progetto mirato al ripristino della biodiversità e al recupero delle aree naturali gravemente compromesse.
Non è stato un percorso facile e non sono mancate le contrapposizioni di gruppi e parlamentari contro questo indispensabile ed improcrastinabile provvedimento.
La Nature Restoration Law è un provvedimento unico nel suo genere in tutta la storia della comunità europea. Per la prima volta avremo una legge con una funzione non solo protettiva, come avviene per le preziose direttive Uccelli e Habitat, ma proattiva, il cui principio è che proteggere la natura esistente è fondamentale ma non basta più: bisogna ripristinare quella perduta. Questo aiuterà a fermare il declino della biodiversità, ad affrontare la questione climatica così come ad avere un territorio più sicuro, città più verdi e accoglienti, servizi ecosistemici di maggiore qualità.
Chi potrebbe essere contrario a questi obiettivi, visto il degrado ambientale ed ecologico in cui ci siamo infilati?
Eppure nonostante questi straordinari benefici, l’Europarlamento ha dovuto superare un’opposizione anacronistica e scorretta, di una parte della politica e di alcune lobby contrarie ad ogni vera agenda ambientale, che ha usato argomenti fasulli e talvolta linguaggi inopportuni per fermare la legge. Il successo dell’approvazione lo si deve alla determinazione della Commissione europea e di una parte consistente delle forze politiche dell’Europarlamento ma anche alla mobilitazione civica senza precedenti che ha supportato la legge.
I giovani dei movimenti verdi (Greta Thunberg e altri avevano manifestato in sostegno della direttiva a Strasburgo e oggi l’attivista era presente fra il pubblico), ma anche 6000 scienziati europei, numerosi accademici e oltre 1 milione di cittadini avevano già firmato un appello per il “sì”.
Adesso con il tratto finale della legge, il negoziato del Trilogo (Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue) da cui uscirà il testo della legge, che gli Stati membri faranno proprio e attueranno, si aprirà una fase nuova, piena di speranza per la natura europea e una maggiore salute delle nostre società.
Tra l’altro, al di là delle ovvietà o dei sentimentalismi ecologici, ogni euro investito nel ripristino della natura, secondo gli studi della Commissione europea, produrrà un ritorno tra i 9 e i 38 euro sotto forma di servizi ecosistemici migliori, e questo è solo uno degli esempi di come questa legge può davvero cambiare in meglio la storia europea.
In estrema sintesi la legge prevede, con obiettivi vincolanti per gli stati membri, di ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine in modo da fermare la perdita di biodiversità entro il 2030 con misure di ripristino della natura e successivamente estendere lo stesso concetto a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Un obiettivo per garantire sicurezza alimentare, resilienza climatica e salute e benessere per popolazione, fauna e flora.
Fra i passaggi più importanti della Nature Restoration Law la volontà di ridurre pesticidi chimici del 50% entro il 2030, l’aumento delle aree protette, gli sforzi per salvare gli impollinatori, ma anche l’idea di garantire nessuna perdita di spazi verdi urbani entro il 2030 e programmare un aumento del 5% entro il 2050.
Ma non è tutto, tra gli altri provvedimenti vincolanti, è previsto “un minimo del 10% di copertura arborea in ogni città”, la riumidificazione delle torbiere prosciugate e che ci aiutano nell’assorbire carbonio, diverse azioni per l’aumento della biodiversità nei terreni agricoli, il ripristino degli habitat nei fondali marini o la rimozione delle barriere fluviali per liberare 25mila chilometri di fiumi in modo da prevenire disastri durante le alluvioni. Ogni stato membro dovrà sviluppare piani nazionali di ripristino con una precisa rendicontazione di quanto fatto.
Adesso, per usare un gergo calcistico, la palla passa ai Governi nazionali che dovranno recepire normativamente la Nature Restoration Law.
Purtroppo in Italia ci troviamo di fronte ad un panorama variegato, non solo dal punto di vista parlamentare ma anche per la presenza di Regioni a Statuto speciale o ad autonomia parziale.
La preoccupazione che, come al solito è lecita, è che, nel variegato panorama italiano e nella ancora scarsa coscienza e quindi sensibilità al problema, le dinamiche per il recepimento degli indirizzi dell’UE si perdano nei meandri di una politica poco attenta e consapevole della gravità del problema.
Basti pensare che in Italia, presso il Senato, è stata depositato il 15 giugno 2022 il Disegno di legge n. 2213, inerente “Disposizioni per il sostegno all’agroecologia e per la tutela del settore agricolo, forestale e rurale” ma che a tuttora è arenato nei meandri di una politica in tutt’altre faccende affaccendata.
Le cose vanno meglio in Sicilia che è invece divenuta la prima Regione europea ad essersi dotata di una legge sull’agroecologia (L.R. 21 del 29 luglio del 2021) inerente “Disposizioni in materia di agroecologia, di tutela della biodiversità e dei prodotti agricoli siciliani e di innovazione tecnologica in agricoltura. Norme in materia di concessioni demaniali marittime”.
Purtroppo, a tutt’oggi gli Assessori che si sono succeduti, dal momento dell’approvazione alla data odierna, non sono riusciti a mettere una firma sul Decreto Attuativo che è già stato ratificato dal competente tavolo del Dipartimento Agricoltura della Regione siciliana.
Se la Regione siciliana, applicasse la predetta L.R. 21 del 2021 (con l’approvazione del decreto) gran parte del lavoro della Nature Restoration Law del Parlamento Europeo sarebbe già fatto.
Basti pensare che se entro il 2030 solo il 10% delle aziende agricole assumesse l’impegno di convertirsi in sistema Agroecologico, avremmo risultati sorprendenti.
Ricordiamo qui che, secondo gli ultimi dati ISTAT, la SAU siciliana è di 1.387.521 Ha. Applicando solo gli obblighi di cui alla lettera a) del comma 3 della L.R. 21/2021 avremo i seguenti dati:
– 1.387.521 x 10% (aziende che aderiscono) x 10 % (superficie da impiantare) = 13.875,21 Ha di nuove superfici arboree. Ponendo un sesto forfetario di 5 metri in quadro avremo: 13.875,21 x 10.000 m2/25 = 138.752.100/25 = 5.550.084 di nuovi alberi (con specie autoctone).
A tal proposito si evidenzia come un albero adulto immagazzina circa 167 kg di CO2 all’anno, o 1 tonnellata di CO2 all’anno per 6 alberi adulti. Ciò significa che più di 33 alberi dovrebbero essere piantati ogni anno per compensare le emissioni di CO2 di un singolo cittadino.
Quindi se solo il 10 % delle aziende transitasse verso l’agroecologia, compenseremmo circa le emissioni di 166.000 cittadini siciliani.
Se l’agroecologia fosse applicata da tutte le aziende avremmo 55.000.000 di nuovi alberi, compensando le emissioni di oltre 1.600.000 abitanti della Sicilia. Dati incredibili.
Inoltre, sempre secondo il comma 3 della L.R. 21/2021, che prevede nelle aziende agricole una superficie minima del 5 % per specie vegetali impollinatrici, se solo il 10 % delle aziende transitasse verso l’agroecologia avremmo poco meno di 7.000 Ha di flora utile per gli impollinatori; una superficie pari alla dimensione media di un Comune siciliano.
La presenza, inoltre, delle specie e razze autoctone andrebbe a ripristinare degli habitat agricoli fortemente compromessi ed alterati.
Insomma la sola approvazione di un decreto, con tutti i vantaggi che darebbe alla transizione ecologica delle aziende agricole siciliane permetterebbe, oltre che alla velocizzazione delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 dell’UE anche l’applicazione della Nature Restoration Law del Parlamento Europeo.
La domanda a questo punto, come diceva un noto presentatore, sorge spontanea: riusciranno i nostri Governi a cavare il cosiddetto ragno dal buco (dando seguito all’applicazione delle varie norme) o dobbiamo pensare che è giunto il momento in cui le organizzazioni nazionali e siciliane (in questo caso) facciano fronte comune, come è avvenuto a Strasburgo, per spingere questa inerte locomotiva politica?
Io protendo per la seconda ipotesi, dobbiamo essere cittadini con una nuova coscienza politica, lasciandoci alle spalle le lamentele e spingendo verso il traguardo il treno della politica. È l’unico motore che può spingerlo.
Guido Bissanti
Nature Restoration Law del Parlamento Europeo: Momento storico (antropocene.it)