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L’emergenza. Mattarella: «Salviamo subito il clima»

Allarme del presidente dai luoghi della tragedia del Vajont e degli alberi schiantati «Siamo sull’orlo di una crisi globale». Gli sforzi fatti? Sono ancora «insufficienti»

In visita nel Bellunese per un omaggio alle vittime della tragedia del 1963, il capo dello Stato ha sorvolato anche l’area colpita dalla recente tempesta di ottobre che ha provocato tre morti

I bambini di Rocca Pietore, il paese più distrutto, gli raccontano quant’è stata brutta la tempesta Vaia dell’ottobre scorso, più di 14 milioni di alberi schiantati. Il presidente Sergio Mattarella, dopo un volo in elicottero sui boschi che non ci sono più, sale sul palco del teatro comunale di Belluno, e conferma: «Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello globale». In mattinata il capo dello Stato aveva reso omaggio alle 1.910 vittime del Vajont, pregando in cimitero col vescovo di Belluno-Feltre monsignor Renato Marangoni, ed i superstiti. Ma, in qualche misura, l’uomo ha delle responsabilità anche nell’uragano che solo in Veneto ha provocato un miliardo e 700 milioni di danni, oltre che 3 vittime. Gli sforzi compiuti nelle conferenze internazionali che si sono succedute a seguito degli evidenti mutamenti climatici – ha ricordato Mattarella – hanno sin qui «conseguito risultati significativi, ma parziali e ancora insufficienti».

Quindi, bisogna fare di più. E presto. Non sarebbe saggio limitarsi a considerare questi fatti nell’ordine della straordinarietà. Gli eventi estremi, ci riguardano, eccome. Si pensi che sul mercato europeo non ci sono soltanto gli 8 milioni e mezzo di metri cubi della tempesta che ha colpito l’Italia, ma altri 51 milioni, di eventi analoghi. Luca Zaia, governatore del Veneto, accompagnando il capo dello Stato in ricognizione dall’elicottero, gli spiega la complessità della bonifica; ci sono boschi inaccessibili, in valli impene-trabili, che marciranno a terra. Ma dove si è valutato che era possibile, si sta già intervenendo, magari con la neve alta mezzo metro. Il presidente invita a cercare soluzioni innovative, ma senza perdere di vista la ‘sapienza antica’, perché il disastro è sempre in agguato.

Zaia gli spiega le centinaia di cantieri in corso, per un investimento solo quest’anno di 409 milioni. E anche qui un consiglio di Mattarella: «Opere di contenimento e regimentazione se non suffragate dall’apprendimento delle precedenti esperienze, non ottengono risultati positivi ma al contrario opposti a quelli prefissati, violando equilibri secolari che vanno difesi. In caso contrario, – conclude il capo dello Stato – rischiamo di ritrovarci altre volte a piangere vittime, frutto non della fatalità ma delle drammatiche conseguenze di responsabilità umane. L’amara e indimenticabile esperienza del Vajont ce lo insegna ogni momento». Il Vajont, appunto. Quella ‘lezione’, con l’uomo che ha voluto superare se stesso, sembra non sia stata del tutto appresa. «Come ho detto questa mattina, al Cimitero di Fortogna, ai rappresentanti delle associazioni che di quella tragedia custodiscono la memoria – sottolinea Mattarella – la Repubblica è in qualche modo responsabile di quanto avviene sul suo territorio, e quindi ha motivo di scusarsi con chi ha sofferto le conseguenze di disastri di questo genere».

«Ma la Repubblica – conclude – è, al contempo, vittima anch’essa delle scelte e dei comportamenti di coloro che hanno concorso a causare immani sciagure come quella». Con un’altra annotazione, tutt’altro che marginale. Mattarella parla della montagna. Fa capire che ha gli stessi diritti della pianura, della città. Ma riconosce anche che le terre alte sono depositarie di una civiltà millenaria, fatta di «saggezza, fermezza e industriosità» che induce a non superare i limiti. Come appunto si è fatto sul Vajont. Mattarella, intanto, ha assicurato «tutto il sostegno e l’appoggio possibile» alla candidatura olimpica per il 2026 di Milano e Cortina, come richiesto da Zaia (il quale aveva posto anche il tema dell’autonomia, ma il capo dello Stato ha specificato che su questo tema sono al lavoro governo e Parlamento).

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/salviamo-subito-il-clima

Emergenza Terra. Clima, tanti cattolici in marcia

 

Ragazzi cresciuti in associazioni ecclesiali, oratori e scuole paritarie tra i protagonisti annunciati di oggi Il messaggio della «Laudato si’» sta lasciando il segno

Poco importa se in modo organizzato oppure con il proprio gruppo di amici o compagni di classe, senza etichette né divise. Quel che è certo è che tra i ragazzi che oggi saranno nelle piazze per le manifestazioni « Fridays for Future », a chiedere impegni concreti contro i cambiamenti climatici, molti fanno riferimento alle più diverse realtà ecclesiali, frequentano parrocchie o scuole cattoliche. Il frutto di un lungo lavoro educativo che ha trovato un perno nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.

«Ci credono e hanno voglia di farsi sentire: nei loro occhi c’è il desiderio di custodire il creato, di prendere in mano la situazione e garantire il futuro» sottolinea Alessandro Giardina, responsabile dell’Agesci del Friuli-Venezia Giulia che con il Comitato regionale ha scritto una lettera aperta a coccinelle, lupetti, guide, esploratori, scolte e rover sostenendo la loro partecipazione all’evento mondiale. «Questo non è uno sciopero ‘contro la scuola’ ma un’iniziativa per l’ambiente », aggiunge Alessandro, che ricorda come questa giusta causa sia nel Dna degli scout.

«L’articolo 6 della nostra Legge recita che la guida e lo scout amano la natura. E amare vuol dire prendersi cura, lavorare per qualcosa, migliorare. Gli occhi e i cuori di questi giovani dicono chi siamo stati, chi siamo e cosa abbiamo sognato». «C’è un senso di rabbia, di frustrazione e il desiderio di cambiare nei confronti del mondo degli adulti che gli sta rubando il futuro, come dice papa Francesco », gli fa eco Luca Paolini, insegnante di religione alla scuola media Giosuè Borsi di Livorno, che testimonia un’attenzione anche da parte di ragazzi di una fascia di età che non è mai coinvolta in manifestazioni di piazza.

«È la prima volta che sento dire ad alunni delle medie che vogliono esserci, che hanno chiesto ai genitori il permesso per partecipare. Questo significa che è qualcosa che loro sentono», osserva Paolini, animatore di Religione 2.0, frequentatissimo blog per insegnanti di religione. «La questione ecologica – rileva – oggi fa breccia, e quando si parla di ambiente, argomento trasversale alle diverse discipline, si ha la sensazione di sfondare una porta aperta ».

«Crediamo che le nuove generazioni possano dare un contributo reale al cambiamento: sta agli adulti e agli educatori accompagnarli e aiutarli dire la loro, a trovare soluzioni, ad attivare percorsi, a diffondere le buone pratiche » afferma Virginia Kaladich, presidente della Fidae, la federazione degli istituti paritari. «Da parte nostra – precisa – non c’è un’adesione come sigla, ma la cura della casa comune è una tematica che i nostri giovani e i nostri educatori hanno a cuore, come conferma l’impegno messo in atto con il progetto ‘Io posso’ che raccoglie la sfida degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030». Secondo Kaladich, infatti, «i ragazzi vanno aiutati a leggere la realtà e a prendere consapevolezza dell’apporto che possono dare perché, se sono incentivati, hanno grandi possibilità».

Fin da piccoli. «Per la prima volta, in occasione dell’evento di oggi, c’è stata una forte mobilitazione di tutti i plessi che hanno lavorato sul tema, facendo numerosi cartelloni e promuovendo incontri con la stampa», dice Sandra Fornai, dirigente dell’Istituto comprensivo «Iqbal Masih » di Bientina (Pisa). «La Laudato si’ non è passata sotto silenzio: c’è un’attenzione diffusa tra i ragazzi, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, per una sfida che ci riguarda tutti da vicino », assicura don Tony Drazza, assistente ecclesiastico dell’Azione Cattolica per il settore giovani, ricordando la «grande capacità dell’Ac di coinvolgersi, anche in attività promosse da altri, e di contagiare».

Di essere cioè «lievito». «Già da tempo abbiamo la stessa passione che ha dimostrato Greta, per questo ci siamo ritrovati nel suo appello», confida Adelaide Iacobelli, segretaria nazionale del Msac, il Movimento studenti di Azione cattolica, che ha chiesto però di vivere questa «giornata di sensibilizzazione» tra i banchi di scuola: «Abbiamo inviato ai referenti dei nostri circoli materiali sull’enciclica e reso disponibili sul sito altri contenuti tematici che possono essere utilizzati in classe per approfondire l’argomento», racconta Iacobelli evidenziando tuttavia «che alcuni gruppi locali scenderanno in piazza e che nulla vieta, una volta usciti da scuola, di andare per le strade delle città a continuare la campagna di sensibilizzazione».

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/clima-tanti-cattolici-in-marcia

A Modica sabato scorso la “Vampata di San Giuseppe 2019” a cura del Movimento Azzurro

Sabato scorso si è svolta a Cava Ispica-Baravitalla la 3^ edizione della “Vampata di San Giuseppe”, organizzata dal Movimento Azzurro di Modica.


La serata è stata articolata in diversi momenti. Dopo aver visitato la grotta della Signora, il Movimento Azzurro ha ceduto la parola ai soci di Keration che hanno illustrato agli intervenuti l’importanza della biodiversità, accompagnando successivamente il folto gruppo alla scoperta di alcune piante alimurgiche che subito dopo hanno anche potuto gustare trasformate in frittatine, pesti e rosoli. Dopo la visita all’altare dei pani, il momento musicale con il gruppo de “I Cosaruci”. Alle 20 si è dato inizio al rito vero e proprio della Vampata. Il falò, con le sue lingue di fuoco che si innalzavano possenti verso la luna, ha sorpreso e commosso i presenti.
A fine serata l’immancabile “Taulata ri San Giuseppe” offerta dai soci in onore della tradizione, ma anche per favorire la convivialità e la socializzazione. Nel rispetto della tradizione, non ci si è dimenticati di chi vive in ristrettezze ed infatti si è fatta una colletta alimentare a cui i presenti hanno aderito con molta solidarietà.

Il bosco: custode di bellezza e segreti

«Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare soli i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi».

 

La natura è stata una fonte d’ispirazione per letterati e pensatori che ne hanno sublimato le proprietà catartiche e liberatorie. In particolar modo il bosco, che con i suoi alti arbusti, il sottobosco, i suoni onomatopeici e i suoi abitanti visibili e invisibili è stato il non plus ultra di fiabe e novelle. Il Bosco Grande di Ruoti è il luogo perfetto per perdersi nella natura.

Situato a circa 1200 metri di altezza, a pochi passi dal sito d’interesse comunitario del Monte Foi, ha una superficie di circa 2000 ettari ed è costituito da piante di faggio e cerro e abete bianco, quest’ultimo è concentrato nella parte alta del bosco, chiamata appunto Abetina. L’abete bianco (Abies alba) soprannominato “il principe dei boschi”, per la sua maestosità e la notevole altezza (in media 30 metri, alcuni esemplari possono superare 50 metri), costituisce il popolamento principale del manto boschivo di Ruoti e, secondo i documenti storici disponibili presso l’Archivio di Stato di Potenza, fino agli anni trenta, la sua estensione era tale “da consentire alle persone di attraversarlo camminando sui rami”. Oggi, nonostante i drastici tagli effettuati nel corso degli anni quaranta dal Principe Ruffo, l’Abetina di Ruoti insieme all’Abetina di Laurenzana, rappresenta uno dei nuclei relitti di Abete bianco presenti in Basilicata.

Tutto il sottobosco è percorribile a piedi, partendo da Varco del Torno, l’area picnic, si possono intraprendere diversi percorsi in cui si alternano piste forestali e sentieri di montagna e, andando in alto, sempre più in alto dove la natura cresce fitta e rigogliosa, quando il fiato è sempre più corto e le gambe diventano pesanti, ecco che si apre uno scenario meraviglioso: il lago Scuro e il lago Toppo Romito. Questi due laghi naturali poco distanti tra loro, si sono formati nel tempo a causa degli smottamenti del terreno, il Bosco Grande custodisce altre bellezze ed altri segreti: uno di questi è la grotta Furcino.

Oggetto di studio dello Speleo club di Muro Lucano, la grotta è stata esplorata diverse volte nel corso degli anni. Secondo le osservazioni finora raccolte dal presidente dello Speleo club, Gerardo Ferrara e dallo speleologo Antonio Cammarelle, si potrebbe trattare di una grotta ipogenica oppure (ipotesi più accreditata) di una risorgenza creata dalla presenza di un fiume sotterraneo, che evidentemente doveva esserci in un lontano passato; del nome invece, non si hanno informazioni certe, a parte che veniva indicata così sin dagli inizi del novecento.

Diverse, sono invece le notizie tramandate dagli anziani: si racconta che nel primo novecento questa grotta venisse usata come luogo di ritrovo per banchetti e balli dato che era costituita da due vani grandi e spaziosi; nel corso degli anni poi utilizzata come punto di ristoro per il pascolo. Ma c’è un’altra storia, sicuramente più affascinante, quella che lega la grotta Furcino ai briganti: si narra che la cripta costituisse per loro un rifugio e al tempo stesso una via di fuga, poiché ci sarebbe un cunicolo sotterraneo che conduce all’uscita del bosco. Per quanto riguarda il nome invece, probabilmente si chiama così come riferimento alla famiglia «Furcin» che all’epoca possedeva quei terreni.

Insomma, il bosco è una monade, nel significato leibniziano di centro di forza, è un’entità autogena, è un bene prezioso, ma che al contrario di quanto diceva il filosofo, esso può essere modificato da elementi esterni. Siamo testimoni di ciò che l’uomo è capace di fare e di distruggere, il tema dell’ambiente e dell’ecologia è diventata una delle questioni principali del nostro secolo e delle politiche nazionali e internazionali; costituisce anche l’argomento principale della seconda enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, che invita ad un’educazione e spiritualità ecologica, per lo «sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita».

Il Bosco Grande di Ruoti è solo un esempio delle numerose realtà esistenti sul nostro territorio che vanno studiate, rispettate e tutelate.

 

Giuseppina Paterna

Ufficio Stampa Movimento Azzurro

Il Movimento Azzurro partecipa alla giornata mondiale della Pace indetta da Papa Francesco. Potenza 01 gennaio 2019

7. UN GRANDE PROGETTO DI PACE

Il Movimento Azzurro

7.a Celebriamo in questi giorni il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata all’indomani del secondo conflitto mondiale. Ricordiamo in proposito l’osservazione del Papa San Giovanni XXIII: «Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli». La Pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico fondato sulla responsabilità reciproca e sulla interdipendenza degli esseri umani.

7.b Ma la Pace è anche una sfida da accogliere giorno dopo giorno. La Pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa Pace interiore e comunitaria:

– la Pace con sé stessi, rifiutando intransigenza, collera e impazienza e, come consigliava S. Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi” per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”; – la Pace con l’altro: familiare, amico, straniero, povero, o sofferente …, osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé; – la Pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.

7.c Primo Mazzolari, Omelia del Natale 1956 “ …qualcuno dirà: dopo tanti secoli non abbiamo visto i frutti di questa predicazione di Pace … Ma io vi domando: la guerra è nata dalle parole di Cristo oppure contro la sua parola? È Lui che ci ha insegnato l’odio o ci ha insegnato l’amore? E’ Lui che ci ha insegnato a odiare o il perdono? È lui che ci ha insegnato ad aver fiducia nella forza o a detestarla? Guardate come nasce: guardate questa potenza onnipotente, guardate come si sottrae, senza vendicarsi contro il tiranno Erode. Guardate come accetta anche la morte, Lui che avrebbe potuto con una sola parola sconfiggere tutte le potenze del male … Ricordate che quando gli uomini gridano non sono più cristiani; quando vogliono la guerra sono contro Cristo; quando si preparano alla guerra non interpretano la Parola, il comandamento di Cristo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Voi sapete che questa Parola ha cancellato le frontiere, anche se qualcuno le rafforza. Voi sapete che la Parola ha cancellato le differenze di razza e religione, anche se qualcuno oggi le ricorda e le fa diventare un limite di questa capacità di amare che Gesù ha voluto ravvivare nel cuore come un fuoco, nel cuore di ognuno di noi”.

Politici per la Pace

1.c Aldo Moro, all’Assemblea Costituente -13.3.1947 “Se nell’atto di costruire una casa nella quale dobbiamo ritrovarci tutti ad abitare insieme, non troviamo un punto di contatto, di confluenza, veramente la nostra opera può dirsi fallita. Divisi – come siamo- da diverse intuizioni politiche, da diversi orientamenti ideologici, tuttavia noi siamo membri di una comunità; la comunità del nostro stato. E vi restiamo uniti sulla base di una elementare, semplice idea dell’uomo, che ci accomuna e determina un rispetto reciproco degli uni verso gli altri (…) In un regime democratico la sovranità, l’esercizio dei poteri di direzione della cosa pubblica appartiene a tutti i cittadini, che in quanto popolo, sono in condizioni fondamentali di eguaglianza e hanno la possibilità di determinare, con il loro intervento la gestione della cosa pubblica nel senso più conforme all’interesse collettivo”.

4.c Da un intervento di Giorgio La Pira al Consiglio Comunale di Firenze (anno 1954)
“Ebbene signori Consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non di dirmi: ‘Signor sindaco, non si interessi delle creature senza lavoro, senza casa senza assistenza’. È un dovere fondamentale questo, che mi deriva prima che dalla mia posizione di Capo della Città, dalla mia coscienza di cristiano: c’è qui in gioco la sostanza stessa della grazia e dell’Evangelo! Lo ripeto … forse è bene, amici, che voi decidiate così. Io non amo le furbizie dei politici e i loro calcoli elettorali; amo la verità che è come la luce; la giustizia che è un aspetto essenziale dell’amore; mi piace di dire le cose come stanno: bene al bene e male al male … Ma se volete che resti sino al termine del nostro viaggio, allora non potete che accettarmi come sono: col solo calcolo di cui parla l’Evangelo: fare il bene perché è bene. Alle conseguenze del bene fatto ci penserà Iddio”.

5.c Dagli appunti di Giuseppe Dossetti (anno 1950) “La croce deve essere piantata ed esaltata entro il complesso della mia attività politica. Non può essere diversamente …Attività politica ormai comunicata con Gesù, impastata dal Suo sangue. Solo per Lui. Nulla di me e per me. Quel tanto che riuscirà positivo e benefico è Suo, fatto da Lui. Il resto purtroppo è mio, fatto da me. «Egli deve crescere e io diminuire» (Gv 3,30). Occorre che il mio spirito diminuisca e invece il Suo si accresca e grandeggi. Perciò se il programma, appare inattuabile, non devo disperare. Sempre più debbo abbandonarmi all’azione dello Spirito … Finora, fino a che ho preteso di agire io, non ho concluso nulla. Lo Spirito vuole guidarmi
e sa dove. Io soltanto non debbo porre ostacoli”.

 

Veglia per la Pace 2019(Testo completo clicca qui)

 

 

 

Premio Nazionale per l’Ambiente ‘Gianfranco Merli’ 2018 – Roma 13 dicembre 2018

Comunicato stampa

 

Sono stati assegnati a Roma i Premi per l’Ambiente “Gianfranco Merli” nell’ambito del Convegno Nazionale Cibo per l’uomo: Antropologia e Religiosità promosso dal Movimento Azzurro in occasione dell’anno che i Ministeri dei Beni Culturali e Ambientali e dell’Agricoltura hanno dedicato al cibo.
Per essersi particolarmente distinti in attività a favore dell’ambiente e con riferimento al cibo sono stati premiati: Eataly, per aver realizzato una grande catena alimentare unendo l’impegno di molteplici realtà produttive nazionali orientate a riaffermare anche all’estero il valore dei prodotti italiani;

Overland:  la scoperta degli angoli più remoti della terra,  uno spaccato antropologico planetario che ha unito uomini e ambiente, avventura, tecnologia e solidarietà;

la rivista Borghi Magazine:  per l’ impegno teso al potenziamento dell’informazione offrendo  una nuova chiave culturale e turistica per il nostro paese attraverso la valorizzazione delle nostre qualità enogastronomiche;

la Signora Daniela Boscarino: per aver promosso numerose iniziative di protezione ambientale, coinvolgendo  in Sicilia un vasto numero di persone interessate e di  giovani volontari,  in concrete azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturalistico e culturale in particolare della città di Modica e della regione Iblea .

Relatori al Convegno,  anch’essi premiati col Premio  Nazionale dell’Ambiente,  i docenti  Ernesto Di Renzo dell’Università Tor Vergata di Roma  per la vasta attività pubblicistica e comunicazione orientata all’antropologia nell’ambito della quale spiccano in particolare studi “sul campo” inerenti l’alimentazione e i rapporti cultura-ambiente-società;  e Gaspare Mura delle Università Urbaniana  e  Lateranense, per l’impegno rivolto con passione a delineare una visione della vita dell’uomo in una prospettiva filosofica capace di recuperare alla società principi di giustizia e solidarietà.

Sono intervenuti al Convegno Il Presidente nazionale del Movimento Azzurro Rocco Chiriaco il quale si è soffermato sull’attualità dei principi ispiratori dell’ Associazione Ambientalista  e sulle iniziative realizzate a trent’anni dalla sua nascita; inoltre ha commemorato  a 20 anni dalla morte, la figura del fondatore Gianfranco Merli , cui è dedicato il Premio nazionale per l’Ambiente, firmatario dell’omonima legge che ha rappresentato il  primo provvedimento legislativo organico approvato in Italia per la difesa delle acque.

A conclusione dell’incontro, a cura di Dante Fasciolo presidente dell’Accademia del M.A., presentazione del libro “E’ Abruzzo…bellezza!” con un focus sul cibo tipico dell’Abruzzo, e inaugurazione della Mostra d’Arte sul Cibo presso la Galleria La Pigna di Palazzo Maffei-Marescotti, cui hanno aderito affermati artisti di tutta Italia.

 

Dissesto idrogeologico in Italia, Rapporto Ispra 2018

Per la prevenzione del rischio idrogeologico ed il recupero dei danni subiti dal territorio italiano negli ultimi quarant’anni, va ripensata una struttura tecnica centrale Ministeriale, che si occupi di progetti, lavori di sistemazione idrogelogica e recupero dei territori colpiti dagli eventi idrici e meteorici nei bacini idrografici di collina e valle, ma sopratutto in quelli montani.
No Agenzie, no ministeri senza struttura e portafoglio, no incarichi a privati, ma solide strutture Ministeriali che coordinino  anche le Regioni, per le parti di loro competenza.
(Movimento Azzurro)

Dissesto idrogeologico in Italia, Rapporto Ispra 2018

Oltre 7 milioni di persone risiedono in aree vulnerabili, mentre cresce ogni anno il numero dei comuni a rischio idrogeologico. All’indomani dell’emergenza maltempo che ha colpito l’Italia da Nord a Sud portando con sé un tragico bilancio di vittime, lo scenario delineato dall’Ispra nell’ultimo Rapporto sul dissesto – presentato lo scorso luglio alla Camera dei Deputati – è stato al centro del dibattito pubblico di questi giorni. Connesso al tema del dissesto anche quello del consumo di suolo, fenomeno di cui ogni anno Ispra pubblica l’aggiornamento dei dati nazionali.

Il Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia, edizione 2018 fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e presenta gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

Le drammatiche vicende delle ultime settimane, che, a seguito di una violenta perturbazione, hanno prodotto vittime e danni ingenti in varie parti d’Italia, dalle Dolomiti alla Sicilia, spingono in questi giorni il Paese ad analizzare la sicurezza del territorio e la questione del dissesto.

Il documento dell’Ispra ha aggiornato lo scenario del dissesto idrogeologico in Italia: nel 2017 è a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità. Aumenta la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (+4%); tali incrementi sono legati a un miglioramento del quadro conoscitivo effettuato dalle Autorità di Bacino Distrettuali con studi di maggior dettaglio e mappatura di nuovi fenomeni franosi o di eventi alluvionali recenti.

Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio.

Complessivamente, sono oltre 7 milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili: oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (PAI – Piani di Assetto Idrogeologico) e più di 6 in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni). I valori più elevati di popolazione a rischio si trovano in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.

Le industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti a rischio. Il numero maggiore di edifici a rischio si trova in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Al pericolo inondazione, sempre nello scenario medio, si trovano invece esposte ben 600 mila unità locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti ai lavori, in particolare nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria dove il rischio è maggiore.

Minacciato anche il patrimonio culturale italiano. I dati dell’ISPRA individuano nelle aree franabili quasi 38 mila beni culturali, dei quali oltre 11 mila ubicati in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, mentre sfiorano i 40 mila i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi; di questi più di 31 mila si trovano in zone potenzialmente allagabili anche nello scenario a media probabilità. Per la salvaguardia dei Beni Culturali, è importante stimare il rischio anche per lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili.

I comuni a rischio idrogeologico: in nove Regioni (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) abbiamo il 100% dei comuni è a rischio. L’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di comuni a rischio tra il 90% e il 100%.