EOLICO E NUOVI ARROGANTI-Ambientalisti Strani

EOLICO E NUOVI ARROGANTI

Il Presidente di Legambiente Ciafani, dalle pagine di un inserto del Corriere della Sera, ha insultato gli Amici della Terra, colpevoli di opporsi all’arroganza con cui i suoi sodali dell’industria eolica pretendono di trasformare l’Italia e i suoi paesaggi. La presidente Tommasi ha risposto, in modo misurato ma netto, replicando all’incredibile diktat “così dovrà cambiare il paesaggio italiano”.

Ma davvero per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici dovremo rassegnarci a sfregiare per sempre il paesaggio italiano con pale eoliche sempre più alte sui crinali e colline ricoperte da pannelli solari? Se lo sono chiesto tredici associazioni ambientaliste storiche, tra cui gli Amici della Terra, che più di un mese fa hanno scritto al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti per chiedere di istituire un tavolo tecnico di concertazione nazionale che definisca i termini della pianificazione degli impianti di energia rinnovabile secondo standard di sostenibilità.

La richiesta è dovuta alla preoccupazione per i nuovi obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030 per raggiungere i quali, il Governo italiano prevede di raddoppiare la potenza eolica già installata e triplicare quella fotovoltaica. Preoccupa la superficialità con cui si dà per scontato che questa sia una strada obbligata, senza nemmeno considerarne i costi ambientali ed economici e le alternative.

Preoccupa l’arroganza con cui alcuni promotori di queste tecnologie, sostenuti dalle relative filiere industriali, pretendono di cambiare il volto all’Italia, stabilendo unilateralmente nuovi criteri di “bellezza”, assimilando addirittura i giganteschi tralicci eolici alle cattedrali gotiche del medioevo. I nuovi prepotenti vorrebbero tacitare ogni dissenso, ogni protesta locale, ogni discussione. Chiedono, per queste tecnologie, di superare le leggi e le procedure che valgono per ogni altra infrastruttura o impianto produttivo. Chiedono di esautorare le Sovrintendenze, di ignorare i danni alla biodiversità e il consumo di suolo.

Sperano che tutto passi sotto silenzio, che non ci sia dibattito pubblico nel merito delle strategie di de carbonizzazione. Infatti, se si esaminassero i dati, se si valutassero i risultati delle diverse misure, se si tenesse conto degli errori già fatti in questi anni, le cose da discutere sarebbero molte e non certo favorevoli ad una ulteriore diffusione di pale eoliche o di grandi impianti fotovoltaici in aree agricole.

Per esempio: solo per raggiungere gli obiettivi 2020 di queste fonti intermittenti (quindi non sostitutive degli impianti tradizionali), l’Italia ha già speso 224 miliardi in circa 30 anni, il maggior investimento dal dopoguerra ad oggi, superiore a quello fatto per il Mezzogiorno d’Italia. Il problema è che questo sforzo finanziario a carico delle bollette elettriche ha coperto appena l’8% dei consumi energetici del paese. E-si badi-solo il 2,9% è stato prodotto da fotovoltaico ed eolico.

E’ provato invece che i risultati maggiori in termini di riduzione della CO2, duraturi e non penalizzanti per le aziende, ci sono stati-e possono esserci-con gli investimenti in efficienza energetica su cui il nostro paese ha veramente maturato esperienze innovative sia in relazione all’utilizzo di fonti rinnovabili che in relazione al risparmio di fonti fossili come il gas, indispensabili alla transizione energetica. Certo, quella dell’efficienza è una strada più complessa del semplice impianto di pale e pannelli, all’altezza però di un paese evoluto come l’Italia e rispettosa dei suoi valori culturali e ambientali. Ma, attenzione! Chi racconta che è tutto facile, che basta sacrificare le nostre bellezze, sta dicendo balle e può fare enormi danni.

Energia Eolico

Se almeno la distruzione del paesaggio italiano servisse a salvarci dai cambiamenti climatici potremmo almeno consolarci.
E invece questo sacrificio sarà perfettamente inutile: l’eolico soddisfa attualmente l’1,27% del fabbisogno energetico italiano, quindi un suo raddoppio coprirà solo il 2,6% del nostro fabbisogno energetico.
Migliaia di pale eoliche, fiumi di soldi pubblici, solo per un misero 2,6%.
I dirigenti di Legambiente sono diventati aggressivi perché hanno paura che emerga questa verità.
Quindi invito gli Amici della Terra a sottolineare sempre con forza questo concetto: L’INUTILITA’ DELL’EOLICO.
E questa verità fa paura soprattutto agli industriali dell’eolico, ai quali non interessa niente dell’ambiente, ma vogliono che a pagare gli impianti ci pensi Pantalone.
Le pressioni di questi industriali su Legambiente e Greenpeace sono pesanti e queste non riescono a smarcarsi.
Cara Legambiente: ti sei accorta di quanto sia pesante il consumo di suolo degli impianti eolici? Strade in alta montagna, sbancamenti di terreni, fondazioni, cemento armato, sottostazioni elettriche: tutto questo non esiste per voi?
E le ecomafie riguardano solo i rifiuti?

http://astrolabio.amicidellaterra.it/node/2252#.X_gbzamUVjg.gmail

Oceano – Sette indicazioni delle Nazioni Unite

Decennio delle Scienze del Mare in Italia

Oceano

Sette indicazioni delle Nazioni Unite

16 dicembre 2020 : Evento di presentazione del Manifesto del Decennio delle Scienze del Mare in Italia. In diretta live dalla pagina Facebook e dal sito ufficiale, la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO ha presentato in diretta live il “Manifesto del Decennio del Mare: verso l’Oceano di cui abbiamo bisogno per il Futuro che vogliamo”.

Hanno partecipato: Caterina Balivo, Madrina dell’Oceano; Francesca Santoro, specialista di programma dell’Intergovernmental Oceanographic Commission UNESCO e promotrice del Decennio del Mare; Diana de Marsanich, giornalista green di F e NaturalStyle; Giovanni Parapini, Direttore di Rai per il Sociale.
A dare voce al Manifesto, cinque persone accomunate da una profonda sensibilità nei confronti dell’ambiente e della sua salvaguardia: oltre Caterina Balivo, Madrina del Oceano, l’attore Sergio Muniz, la cantante Francesca Michielin, l’attrice Sara Lazzaro eFrancesca Santoro.

Il Manifesto del Decennio del Mare è una call to action rivolta a tutti i settori della società civile – istituzioni, imprese, cittadini- per diventare parte attiva delle iniziative che si svolgeranno da gennaio 2021 per il decennio 2021-2030 dedicato alle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile.

OceanoOceanoOceano

Il Manifesto del Decennio del Mare si ispira alla parola OCEANO: ogni lettera è legata a un’azione specifica capace di promuovere un cambiamento radicale nel modo in cui studiamo e gestiamo la nostra risorsa più importante, fonte di vita e ossigeno.
Il Manifesto si inserisce nella campagna internazionale di comunicazione e di educazione all’Oceano del Decennio del Mare (decenniodelmare.it), che mira a creare una «Generazione Oceano», una generazione pienamente consapevole dell’importanza dell’Oceano per il nostro pianeta, per la nostra salute, per il nostro futuro.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2021 – 2030 la “Decade of Ocean Science for Sustainable Development” (Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile). Questa iniziativa punta a mobilitare la comunità scientifica, i governi, il settore privato e la società civile intorno a un programma comune di ricerca e di innovazione tecnologica.
Il Decennio ha stabilito sette risultati concreti per la società:
The Ocean We Want

Pulito: Un oceano pulito in cui le fonti di inquinamento vengono identificate e rimosse
Sano: Un oceano sano e resistente in cui gli ecosistemi marini sono mappati e protetti
Predicibile:Un oceano prevedibile in cui la società ha la capacità di comprendere le condizioni oceaniche attuali e future
Sicuro: Un oceano sicuro in cui le persone sono protette dai pericoli oceanici
Sostenibile: Un oceano utilizzato in modo sostenibile che garantisce la fornitura di cibo
Trasparente:Un oceano trasparente con accesso aperto a dati, informazioni e tecnologie
Ispirazionale: Un oceano che ispira e coinvolge

Transizione energetica-Le Associazioni per l’ambiente chiedono un tavolo di concertazione nazionale per pianificare gli impianti

Con una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte e ai Ministri Sergio Costa, Ambiente; Dario Franceschini, Cultura; e Stefano Patuanelli, Economia, Sviluppo Economico, un nutrito gruppo di Associazioni Ambientaliste hanno chiesto che gli obbiettivi che il Green Deal europeo si prefigge – combattere il riscaldamento globale di origine antropica, conservare la biodiversità, usare saggiamente le risorse naturali e il territorio – siano attuati coinvolgendo tutti gli stakeholders, anche le associazioni ambientaliste, definendo una cornice entro cui realizzare la transizione energetica e ambientale in modo equo e realmente sostenibile.

Transizione energeticaTransizione energetica

Le energie rinnovabili sono considerate dal Green Deal europe come strumento di primo piano per affrontare la questione climatica e dare dunque risposta ad una parte degli obiettivi del programma. Nondimeno, le politiche ampiamente deregolamentate poste in essere in questi anni hanno determinato un forte impatto negativo sul territorio nazionale, in termini di consumo di suolo agricolo, gravissimi danni paesaggistici, incidenza sugli habitat naturali e la biodiversità, con il coinvolgimento di ampie aree del nostro Paese, il cui paesaggio è valore costituzionalmente protetto e le cui ricchezze naturali sono annoverate tra le più importanti in assoluto.

Transizione energeticaTransizione energetica

Alle ingenti risorse a disposizione del Green Deal si aggiungerà presto l’ulteriore sostegno finanziario del Next Generation EU per gli investimenti nel settore della green economy. Ora, il combinato disposto di queste due misure, se lasciato senza governo e slegato da rigorose limitazioni, rischia di rispondere al problema climatico ed energetico penalizzando gravemente i preziosi valori del paesaggio e della natura, cui corrispondono interessi vitali anche per il turismo nazionale e l’economia delle aree interne.

Transizione energeticaTransizione energetica

Non è la strada giusta. Non è la strada che l’Italia deve percorrere. L’urgenza del momento, la grandezza delle sfide che ci attendono chiamano tutti noi, governi e associazioni, politica e società civile, scienza ed imprese, ad una più piena assunzione di responsabilità e a un necessario salto di livello nella gestione della materia.

Transizione energeticaTransizione energetica

Per tutte queste ragioni, le associazioni chiedono di istituire un tavolo tecnico di concertazione nazionale, per mezzo delle amministrazioni e degli uffici tecnici di competenza, che finalmente definisca i termini della pianificazione degli impianti di energia rinnovabile secondo standard di piena sostenibilità.

Green Deal europeo, per il passaggio all’energia pulita, si proceda in accordo con gli ambientalisti

Le energie rinnovabili sono considerate dal Green Deal europeo uno strumento di primo piano per affrontare la questione climatica e raggiungere una parte degli obiettivi programmati, però bisogna tenere conto nella transazione anche delle politiche ambientali

Green Deal europeo, per il passaggio all'energia pulita, si proceda in accordo con gli ambientalisti

(AGR) Le associazioni ambientaliste hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte e ai Ministri Sergio Costa (MATTM), Dario Franceschini (MiBACT) e Stefano Patuanelli (MISE) chiedendo che gli obbiettivi che il Green Deal europeo si prefigge – combattere il riscaldamento globale di origine antropica, conservare la biodiversità, usare saggiamente le risorse naturali e il territorio – siano attuati coinvolgendo tutti gli stakeholders, anche le associazioni ambientaliste, definendo una cornice entro cui realizzare la transizione energetica e ambientale in modo equo e realmente sostenibile.

“Le energie rinnovabili – si legge sulla nota inviata – sono considerate dal Green Deal europeo come strumento di primo piano per affrontare la questione climatica e dare dunque risposta ad una parte degli obiettivi del programma. Nondimeno, le politiche ampiamente deregolamentate poste in essere in questi anni hanno determinato un forte impatto negativo sul territorio nazionale, in termini di consumo di suolo agricolo, gravissimi danni paesaggistici, incidenza sugli habitat naturali e la biodiversità, con il coinvolgimento di ampie aree del nostro Paese, il cui paesaggio è valore costituzionalmente protetto e le cui ricchezze naturali sono annoverate tra le più importanti in assoluto.

Alle ingenti risorse a disposizione del Green Deal si aggiungerà presto l’ulteriore sostegno finanziario del Next Generation EU per gli investimenti nel settore della green economy. Ora, il combinato disposto di queste due misure, se lasciato senza governo e slegato da rigorose limitazioni, rischia di rispondere al problema climatico ed energetico penalizzando gravemente i preziosi valori del paesaggio e della natura, cui corrispondono interessi vitali anche per il turismo nazionale e l’economia delle aree interne.

Non è la strada giusta. Non è la strada che l’Italia deve percorrere. L’urgenza del momento, la grandezza delle sfide che ci attendono chiamano tutti noi, governi e associazioni, politica e società civile, scienza ed imprese, ad una più piena assunzione di responsabilità e a un necessario salto di livello nella gestione della materia.

Per tutte queste ragioni, le associazioni chiedono di istituire un tavolo tecnico di concertazione nazionale, per mezzo delle amministrazioni e degli uffici tecnici di competenza, che finalmente definisca i termini della pianificazione degli impianti di energia rinnovabile secondo standard di piena sostenibilità”.

Stefano Allavena, ALTURA

Monica Tommasi, AMICI DELLA TERRA

Maria Rita Fiasco, ASSOTUSCANIA

Gianluigi Ciamarra, CNP

Vittorio Emiliani, COMITATO PER LA BELLEZZA

Carla Rocchi, ENPA

Ebe Giacometti, ITALIA NOSTRA

Aldo Verner, LIPU

Rosalba Giugni, MAREVIVO

Franco Tessadri, MOUNTAIN WILDERNESS

Rocco Chiriaco, MOVIMENTO AZZURRO

Mauro Furlani, PRO NATURA

Giorgio Aldo Salvatori, WILDERNESS ITALIA

8 luglio – Giornata Internazionale del Mediterraneo

Troppo spesso si parla e si legge che l’Italia è un ponte sul Mediterraneo, per sottointendere l’importante posizione geografica strategica di cui godiamo…e, aggiungiamo, di responsabilità. E troppo spesso, invece, si usa questo assioma per identificare, pro o contro, la nostra posizione in riferimento alla tragedia del nostro tempo: il fenomeno delle migrazioni, ahimè da troppo tempo irrisolte e sottovalutate.

Il Mediterraneo ha visto le prime rudimentali barche fenicie alla ricerca di terre nuove, popoli e commerci: ha visto lo sviluppo di civiltà, di nuovi alfabeti, l’espandersi dell’agricoltura e delle coltivazioni arboree, dei modi di comunicare, ha incrociato cultura e religioni…ahimè anche di feroci conquiste e guerre che hanno messo a dura prova la convivenza di intere generazioni di uomini.

Ora che il discernimento ha ricomposto pacificamente i paesi del vecchio continente, una nuova prospettiva sembra aprirsi per l’intero arco delle nazioni rivierasche o di influenza, anche se regimi autoritari contrastino ancora lo sviluppo democratico di alcuni importanti paesi entrati nel gioco delle influenze extra-mediterranee.

Cosicchè il “Mare Nostro” sempre più prende. e irrimediabilmente, la piega del “Mare Loro”, ovvero non solo delle potenze che allungano i loro artigli sull’economia, quanto dei modi spicci di agire, prendere, soffocare, contrastare, comprare le tendenze politiche, democratiche, sociali , rendendo il cammino dello sviluppo tout court un’infinita stressante gincana giuridico-legislativa infruttuosa.

In questo quadro si possono immaginare le insoddisfacenti azioni ambientaliste, che in particolare interessano il nostro Movimento a cominciare dalla condizione delle acque e dell’ambiente in genere, alle azioni per il clima, alla necessità del potenziamento della ricerca scientifica e sociale, fino ai trasporti, ai consumi, alle riconversioni energetiche, allo sviluppo imprenditoriale…Essere preoccupati è forse nascondere il forte disagio che si prova man mano che si approfondiscono le questioni.

Esiste da oltre 15 anni un organismo di cui poco si parla: L’Unione per il Mediterraneo, che ha nella sua carta costituzionale il precipuo interesse anche per le questioni accennate.
Forse è il tempo buono, questo, senza tergiversare, per promuovere una più incisiva azione in favore di un autentico sviluppo materiale e, morale, spirituale per un’ Europa da oggi in poi.
E’ l’auspicio del nostro Movimento,al quale siamo certo potranno sicuramente convenire tutte le altre organizzazioni ambientaliste, sociali e civili che operano per il benessere dell’uomo.

Sicilia Iblea – Muri a secco

Il Comitato per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, riunito dal 26 novembre al 1 dicembre 2018 a Port Louis, nelle isole Mauritius ha iscritto L’”Arte dei muretti a secco” nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.
L’iscrizione è comune a otto paesi europei – Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

Sicilia Iblea

Muri a secco

Per il nostro paese si tratta del nono riconoscimento, il terzo transnazionale

(dopo la Dieta Mediterranea e la Falconeria).

Muri a seccoMuri a secco

L’Unesco evidenzia che « l’arte dei muretti a secco » consiste nel costruire sistemando le pietre una sopra l’altra, senza usare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta. Queste conoscenze pratiche vengono conservate e tramandate nelle comunità rurali, in cui hanno radici profonde, e tra i professionisti del settore edile. Le strutture con muri a secco vengono usate come rifugi, per l’agricoltura o l’allevamento di bestiame, e testimoniano i metodi usati, dalla preistoria ai nostri giorni, per organizzare la vita e gli spazi lavorativi ottimizzando le risorse locali umane e naturali. Queste costruzioni dimostrano l’armoniosa relazione tra gli uomini e la natura e allo stesso tempo rivestono un ruolo vitale per prevenire le frane, le inondazioni e le valanghe, ma anche per combattere l’erosione del suolo e la desertificazione.

Muri a seccoMuri a secco

Particolare cura dei muri a secco si può riscontrare in Sicilia, in specie da sempre nella zona iblea, come bene ricorda Francesco Riccotti con la nota che segue:
“Ritengo che due, fra le altre, siano le testimonianze concrete ed obiettive, nel carattere delle popolazioni iblee. Entrambe solide, imperiture, di cui ogni generazione ne ha avuto cura, migliorandone le condizioni e consegnandole alle successive.
Senza ombra di pessimismo anzi di fiducia nella vita, opere di altruismo nei secula seculorum.
Radici profonde ma con la consapevolezza di rimanere proiettati nel futuro: Il muro a secco ed il carrubbo.
Il muro a secco costituisce il frutto intelligente di un lavoro incessante che perdura da secoli opera di miglioramento fondiario attraverso lo spietramento per la realizzazione di divisori, di opere paraterra per la creazione di terrazze e tanto altro ancora.

Muri a seccoMuri a secco

Va notato che il muro a secco – opera assolutamente ecologica – è sempre comune anche se posto tra fondi di proprietari diversi. La pietra posta di traverso, è arrotondata da entrambi i lati.
Secondo il codice civile, infatti, lo spiovente indica la proprietà del muro.
Attuale quindi la sua specifica conformazione.
Si presenta assolutamente duttile e versatile basta considerare che possono essere aperti varchi provvisori e richiusi senza compromettere la funzionalità della struttura una volta cessata la necessità.

Muri a seccoMuri a secco

Le “chiuse” ed i “ vignali” non venivano, anche per necessità successorie mai suddivisi per evitare di dovere realizzare altro muro a secco.
Per questo alle chiuse ad vignali venivano dati nomi come si fa con le persone e comunque individuati in modo preciso e definitivo nel tempo…
Il muro a secco presenta due “ facce”, ovvero una struttura bifronte il cui interno “cassa” viene riempito di pietre minute che costituiscono un filtro disperdente in grado di rallentare, ripulire, senza bloccare, lo scorrere delle acque.
Questo è ciò che il muro a secco rappresenta per gli iblei nella sua convivenza col carrubo.
Allegata la poesia – in originale siculo e traduzione in italiano – che Meno Assenza ha dedicato ai “muri a secco”.

Muri a seccoMuri a secco

Mura a-ssiccu – ( La lirica ha avuto assegnato il “Premio Vann’anto’ 1981” )

Mura a-ssiccu, ‘ndaviddati ……………………..Muri a secco rinserrati
ccu pitruddi aricugghiuti………………………….con pietruzze raccattate
nnè vignata e puoi ‘ncugnati,…………………..nei campi e poi incuneate
nnè pintusa, nna li casci;…………………………tra fessure e sassi;
mura nichi, mura vasci,……………………………muri piccoli, muri bassi,
ppi’ siddacchi, ppì cusciati,………………………per sostegno, per fiancate,
muri fatti a ‘na traversa,…………………………..muri fatti a una traversa
ca scinniti, c’accianati,…………………………….che scendete,che salite,
ritti ritti, a cudduredda……………………………..dritti dritti o acciambellati
ppi’ li costi e bbi pirditi…………………………….per le coste e vi perdete…
Unni iti! Unni iti………………………………………..Dove andate? dove andate
comu tanti scusunedda,…………………………..come tanti serpentelli,
mura a-ssiccu ca parrati…………………………..muri a secco che parlate
sulu a cu’ bbi sa capiri………………………………solo a chi vi fa capire
e la terra arraccamati……………………………….e la terra ricamate
ccu disigna a nun finiri?……………………………con disegni a non finire?
Ah putissi ‘gn’juornu aviri……………………….Ah, potessi un giorno avere,
vurricatu nta ‘n’agnuni,…………………………..sepolto in un angolino,
ppi commuogghiu ‘n mura a-ssiccu ……….costruito a giro a giro.
Nna lu mienzu cci spuntassi…………………….L’erba vi crescerebbe in mezzo
rogni tantu l’invicedda,…………………………….smorzando la calura
e all’ussidda ‘n cci mancassi……………………e alle ossa non mancherebbe
mai rè petri a friscuredda!……………………….mai delle pietre la frescura.

Muri a secco