Eolico Industriale – Ambientalisti Controvento

Le associazioni ambientaliste non sono tutte lì a perorare la nuova ondata di incentivi alle installazioni eoliche prevista dalla SEN 2017. Altura, Amici della Terra, Comitato per la Bellezza, Comitato Nazionale per il Paesaggio, Italia Nostra, Lega Italiana per la protezione degli Uccelli, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Stop al Consumo di Territorio, Verdi Ambiente e Società e Wilderness Italia, con un nuova argomentata lettera, si rivolgono ai Ministri competenti del nuovo Governo affinchè sia ritirato il decreto ministeriale per le nuove aste previste per il biennio 2019 e 2020, per scongiurare una riduzione delle tutele territoriali e paesaggistiche e per evitare che il nuovo Piano Energia e Clima obblighi a costruire impianti eolici dovunque e “a tutti i costi”. Ne pubblichiamo il testo integrale.

 

 

Al Ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio

Al Ministro dell’Ambiente e della tutela  del Territorio e del Mare Sergio Costa

Al Ministro per l’Economia Giovanni Tria

Al Ministro per i Beni e Attività Culturali  Alberto Bonisoli

Al Ministro degli Affari regionali e delle Autonomie Erika Stefani

Al Ministro degli Affari Europei Paolo Savona

Roma, 25 giugno 2018

Egregi Ministri,

Il 31 luglio dello scorso anno le scriventi associazioni ambientaliste, tutte fautrici delle fonti energetiche rinnovabili (di seguito FER) ma consce dei limiti delle fonti rinnovabili elettriche intermittenti – e delle conseguenze della colossale speculazione finanziaria e territoriale che caratterizza il loro sviluppo da anni ingovernato – avevano trasmesso  al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri interessati una lettera di osservazioni al documento sottoposto a consultazione pubblica “Strategia Energetica Nazionale” (di seguito SEN), individuandone alcune implicazioni negative (LINK). Lo scopo era quello di richiamare una più rigorosa valutazione, in primo luogo, sulle gravi conseguenze derivanti dal perdurare di una politica disinvolta in materia di insediamento di centrali eoliche.

In estrema sintesi, si chiedeva allora di fermare il non necessario disastro urbanistico, territoriale, ambientale, paesaggistico in atto con la corsa all’eolico (e ad alcune altre tecnologie impattanti come il cosiddetto mini-idro), e di dirottare più utilmente le risorse finanziarie verso serie politiche di efficienza e risparmio energetico, riscaldamento-raffrescamento, trasporti e soprattutto ricerca e innovazione. Si accettava una eventuale, moderata crescita delle rinnovabili elettriche non modulabili solo con il fotovoltaico sulle superfici edificate.

Per confrontarsi su tale lettera di osservazioni, il 6 settembre scorso alcuni rappresentanti del cartello di associazioni firmatarie erano stati ricevuti al Ministero dello Sviluppo Economico. Al termine dell’incontro, il segretario generale del Ministero aveva chiesto delucidazioni per iscritto, tra l’altro, sul “consistente recupero della produttività” del sistema idroelettrico a bacino prospettato nel documento comune. Ne era scaturito un pro memoria per il Ministero dal titolo “Enormi potenzialità inespresse del sistema di generazione idroelettrica a bacino esistente in Italia” (LINK).

Nessuna delle nostre argomentazioni, suggerimenti o critiche è stata tuttavia presa in considerazione nella redazione del testo definitivo della nuova SEN.

Al contrario, l’obiettivo europeo al 2030 del 27% della produzione di energia elettrica da FER in rapporto al consumo interno (peraltro non vincolante per i singoli Stati) è stato addirittura portato nel testo definitivo della SEN al 28%, concentrando l’aumento nel settore delle rinnovabili elettriche, il cui obiettivo è stato aumentato, rispetto al già velleitario, costosissimo ed eccessivamente performante 48-50% proposto nel testo della SEN sottoposta a pubblica consultazione, al 55%, e riservando questo ulteriore aumento proprio ai settori dell’eolico e del fotovoltaico (ma di fatto solo eolico), energie ovviamente non programmabili. Una differenza incrementale del 5 – 7% è tutt’altro che trascurabile. Lo scorso anno la produzione dell’intero settore eolico in Italia, con tutti i danni ambientali e paesaggistici che gli oltre 7.000 aerogeneratori esistenti hanno già arrecato, ha corrisposto a circa il 5% dei consumi elettrici nazionali, pari a, si badi bene, 1,5% del fabbisogno energetico complessivo!

La nuova SEN prospetta di impegnare complessivamente, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030, altri 35 miliardi di euro. Facendo qualche conteggio elementare scopriamo che il solo aumento dall’attuale 32 – 35% (in condizioni di normale piovosità) al 55% della produzione elettrica da rinnovabili sui consumi previsto per il 2030 dovrà essere, in costanza dei consumi correnti, grosso modo equivalente alla attuale produzione elettrica da FER incentivata, cioè di 65,5 TWh. Appare stravagante credere che per finanziare tale incremento si possano spendere meno di 35 miliardi (ripetiamo: i 35 miliardi dovrebbero essere destinati a tutte le rinnovabili, compresi i settori riscaldamento/raffrescamento e i trasporti) se negli ultimi anni, per incentivare la stessa quantità di energia elettrica, a regime risultano essere già stati impegnati circa 230 MLD, una cifra, cioè, equivalente al 14% del PIL italiano corrente o ad oltre il 10% dell’immane debito pubblico del Paese. Lo sforzo fin qui compiuto ha contribuito alla deindustrializzazione e all’impoverimento del Paese, già colpito dalla crisi economica nell’ultimo decennio.

Non solo: privilegiando, tramite la priorità di dispacciamento, le fonti non programmabili come eolico e fotovoltaico, si è pure destabilizzato tutto il sistema elettrico italiano. Ne leggiamo la gravissima ammissione a pag.115 e 116 della stessa SEN. Nel 2016 non abbiamo solo sperperato 14,4 miliardi di incentivi per sussidiare appena 65,5 TWh su un consumo interno lordo di 321,8 TWh (una spesa, cioè, equivalente a oltre l’uno per cento del PIL annuale, considerando tutti i costi ancillari dovuti alla natura erratica della produzione eolica e fotovoltaica, per incentivare la produzione di appena il 20% dell’energia elettrica consumata in Italia), ma abbiamo anche più volte corso “rischi per la sicurezza”, ovvero black out dalla durata e dagli esiti imprevedibili.

La Strategia Energetica Nazionale si riduce così ad una Strategia Elettrica Nazionale dove appare ormai evidente che ci troviamo ad affrontare le spinte di alcune lobby  che stanno cercando di imporre “una” soluzione come “la” soluzione del futuro, evitando che il dibattito e le analisi prendano in considerazione tutte le soluzioni possibili, scegliendo la migliore, la più conveniente e sostenibile per il Paese. La decarbonizzazione non passa infatti solo dall’elettrico, né tanto meno dall’eolico industriale, meno che mai in Italia.

Non è un caso, per altro, che con il termine “Strategia” energetica si sia evitato quello di “Piano” energetico che, come per le Regioni, avrebbe comportato l’assoggettamento ad una  Valutazione Ambientale Strategica per verificarne la effettiva sostenibilità.

Il Governo uscente, invece, ha lavorato con alacrità, prima dell’incombente fine della legislatura, su due fronti convergenti:

1) per scrivere un nuovo decreto (c.d. decreto FER 1) per altre, ennesime aste per eolico e fotovoltaico (ma che si tradurrà in solo eolico grazie a norme urbanistiche di favore), al fine di incentivare un gran numero di grossi impianti FER non programmabili già nel triennio 2018-2020. Iniziativa del tutto irrazionale e intempestiva se proprio la SEN (pag.17) ne prevede l’evoluzione verso la market parity già dal 2020. La sproporzione nella ripartizione degli incentivi (da addebitare nelle bollette elettriche) favorisce alcuni comparti a scapito di altri ed esclude, senza preavviso e motivo apparente, interi settori. Considerando poi che gli impianti FV e eolici di grandi dimensioni sono destinati ad essere incettati, come sta accadendo per quelli già esistenti, da grandi gruppi multinazionali, il decreto appare strumentale a comportamenti speculativi. Questo pessimo provvedimento dovrebbe approdare alla conferenza Stato Regioni, dalla quale riteniamo doveroso che sia ritirato per risparmiare alla Nazione ulteriori danni.

2) per una legislazione ambientale più permissiva per l’eolico. Leggiamo dalla nuova Sen: (pag. 266) “A livello amministrativo si proporranno (…) linee guida (…)  in materia di energia (…) in particolare in tema di semplificazioni delle autorizzazioni per le infrastrutture e gli impianti energetici (…) In questo processo di semplificazione, un’importanza specifica avrà l’aggiornamento delle linee guida sugli impianti di produzione di energia elettrica rinnovabile…” e (pag. 88): “Per la questione eolico e paesaggio, pare opportuno un aggiornamento delle linee guida per il corretto inserimento degli impianti eolici nel paesaggio e sul territorio, approvate nel 2010, che consideri la tendenza verso aerogeneratori di taglia crescente e più efficienti, per i quali si pone il tema di un adeguamento dei criteri di analisi dell’impatto e delle misure di mitigazione“.

Va da sé che siamo assolutamente contrari alla riduzione delle tutele per l’installazione di nuovi o più potenti impianti eolici, che anzi meriterebbero ben altre modifiche. Già adesso le linee guida nazionali in materia di eolico offrono tutele risibili mentre Piani paesistici e norme urbanistiche regionali in materia sono “ostaggio” di plateali condizionamenti. Parlare di “mitigazione” (si veda anche la pag. 55 della SEN) risulta offensivo non tanto per noi ma per il buon senso di chi usa questo termine per impianti colossali posti il più delle volte in cima alle montagne e nelle aree più preservate del Paese. Una virtuale passeggiata tra le colline martoriate dell’Italia Centro meridionale varrebbe più di mille descrizioni.

Sebbene i partiti vincitori delle recenti elezioni politiche avessero espresso forti critiche al provvedimento, come anche alla SEN, in quanto “atto politico realizzato da una composizione parlamentare nettamente diversa dall’attuale”, l’iter per il decreto FER 1 è proseguito anche dopo il voto, contro tutte le evidenze e nonostante gli obiettivi al 2020 già da tempo raggiunti, i rischi di black out, l’usura tecnologica precoce delle pale e dei pannelli già installati, i costi in bolletta già ora esorbitanti, gli aumenti preannunciati nelle bollette elettriche delle famiglie e delle piccole e medie imprese a causa dei costi accessori indotti dalle FER non programmabili (per il finanziamento agli energivori, il capacity market, gli effetti del sistema degressivo rinviato appositamente a dopo le elezioni, le nuove reti “resilienti”, i sistemi di accumulo e soprattutto, in prospettiva, per il costo schiacciante dei nuovi incentivi per raggiungere gli obiettivi della SEN al 2030), le alternative più convenienti, ecc.

Non ha prodotto alcun effetto ostativo neppure il traumatico annuncio da parte del Ministero dell’Ambiente tedesco che la Germania – alla cui politica di svolta energetica (Energiewende) gli estensori della SEN hanno tratto evidente ispirazione – non avrebbe rispettato il suo impegno di riduzione delle emissioni di CO2 come stabilito dagli accordi europei per il 2020, nonostante i traumatici e costosissimi 58 GW di eolico installato (in Italia sono meno di 10 GW), e 43 GW di potenziale solare. Non è qui inopportuno ricordare che la maggioranza degli aerogeneratori giganti installati in Italia provengono proprio da imprese tedesche.

Pur tuttavia, le nostre maggiori preoccupazioni e l’urgenza della nostra richiesta di incontro risiedono anche nell’incombere dei tempi di presentazione del Piano Nazionale energia e clima. Lo sviluppo della SEN 2017 è propedeutico alla preparazione di un cosiddetto “Piano Nazionale energia e clima” (anche questo sfuggendo agli obblighi di VAS), la cui prima versione dovrebbe essere trasmessa in bozza alla CE entro la fine del 2018. Ecco come il testo definitivo della nuova SEN (pag. 259) illustra la sia pur fluida situazione attuale: “Sebbene il dibattito sulle proposte comunitarie sia in corso, sembra condivisa, nelle sue linee generali, la parte della proposta di regolamento che richiede a tutti gli Stati Membri di redigere dei Piani nazionali integrati per l’energia e il clima (…) In quest’ottica, la SEN 2017 costituisce la base programmatica e politica per la preparazione del Piano energia e clima, che dovrebbe essere trasmesso in bozza entro la fine del 2018 e in versione definitiva entro la fine del 2019”.

Nel Piano Nazionale energia e clima verranno dunque tradotti in cifre gli obiettivi italiani al 2030 illustrati nella Strategia Energetica ed in particolare quelli della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che ci appaiono, per l’entità sproporzionata dei costi sottesi, il vero traguardo a cui si punta nel documento. Se lo spirito della nuova SEN dovesse essere mantenuto, ci dobbiamo attendere, in prospettiva 2030, l’installazione di una quantità stragrande di pale eoliche. Il successivo Piano Nazionale, se approvato (come sarà approvato) dalla CE, diventerebbe infatti vincolante per l’Italia e renderebbe tale installazione (cha la nuova SEN fa vagheggiare pressoché a costo zero), di fatto, obbligatoria. Si dovranno quindi costruire a tutti i costi impianti eolici dovunque. “A tutti i costi” si deve intendere sia in senso stretto (come esborso finanziario per la collettività) sia in senso metaforico. E cioè, crediamo di potere anticipare, con l’allentamento dei già flebili vincoli ambientali e paesaggistici ed il superamento di ultra decennali tutele amministrative, da considerarsi a quel punto alla stregua di puri e semplici impacci.

Il problema della decarbonizzazione è arduo, costoso e ultra complesso; in corrispondenza, l’orizzonte tecnologico, al pari di quello politico, è in continua e tumultuosa evoluzione.

Dobbiamo perciò evitare di ipotecare il futuro dell’economia nazionale, già altamente regolamentata e compressa, con ulteriori vincoli  – che l’UE non ha nemmeno reso obbligatori – visto che il debito residuo acquisito in incentivi alle FER elettriche ammonta a oltre 150 miliardi  fino al 2031. Ulteriori errori dettati dalla fretta o dall’ideologia alla moda sarebbero esiziali per il Paese e niente affatto risolutivi per i cambiamenti climatici.

Confidiamo che i Ministri competenti del nuovo Governo, nel momento in cui si apprestano a predisporre il Piano energia e clima, vogliano valutare le argomentazioni di una parte importante dell’ambientalismo che ha a cuore il futuro del pianeta ma anche la salvaguardia del territorio e la conservazione del paesaggio italiani.

ALTURA, il Presidente Stefano Allavena
Amici della Terra, la Presidente Monica Tommasi
Comitato per la Bellezza, il Presidente Vittorio Emiliani
Comitato Nazionale per il Paesaggio, direttore Gianluigi Ciamarra
Italia Nostra, il Presidente Oreste Rutigliano
LIPU Birdlife Italia, il Direttore generale Danilo Selvaggi
Mountain Wilderness, il Presidente Franco Tessadri
Movimento Azzurro, il vice Presidente Dante Fasciolo
Movimento Naz. Stop al Consumo di Territorio, il Coordinatore Alessandro Mortarino
VAS Onlus, il Presidente  Guido Pollice
Wilderness Italia, il Segretario generale Franco Zunino

Comuni ricicloni: Potenza raggiunge il 65 per cento di raccolta differenziata-contributo operativo da parte del Movimento Azzurro

Il Comune di Potenza riceve il premio “Obiettivo 65% 2018” alla venticinquesima edizione di “Comuni ricicloni” della Legambiente.

L’assessore all’ambiente Rocco Coviello ha ritirato a Roma il riconoscimento assegnato dal Conai in quanto meritevole di aver “completato l’implementazione del nuovo servizio di raccolta differenziata su tutto il territorio comunale nel dicembre 2017, raggiungendo una percentuale di raccolta differenziata del 50%, con punte mensili del 65%”. Prima della partenza del nuovo servizio si attestava intorno al 22%.

“Abbiamo lavorato senza soluzione di continuità –  commenta l’assessore Coviello – in un settore particolarmente complesso come quello dei rifiuti. I risultati ci stanno dando ragione e ricevere, unici in Italia, questa ulteriore pubblica attestazione conferma come l’impegno, spesso condotto nel silenzio, produca frutti positivi per l’intera nostra comunità cittadina, anche grazie al contributo operativo fornito in fase di start up e follow up da Legambiente, Movimento Azzurro, Wwf e Fare Ambiente”.

Un risultato che per il sindaco di Potenza Dario De Luca è stato possibile grazie al “notevole apporto fornito da Conai, sia qualitativo sia quantitativo, uno delle componenti che ha determinato gli ottimi risultati ottenuti dall’Acta. L’azienda, operando insieme agli uffici comunali, ha realizzato un progetto che ha portato il capoluogo di regione a essere tra le città italiane in grado di conseguire i migliori risultati in tema di raccolta e gestione dei rifiuti”.

Non è l’unico riconoscimento lucano. A livello nazionale l’aumento più significativo di “Comuni rifiuti free” – cioè quei comuni dove la raccolta differenziata funziona correttamente e dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 chili di rifiuti (secco residuo) all’anno – è in Basilicata. Sono infatti complessivamente 11 i Comuni lucani rifiuti free, passando dall’1,5% all’8% sul totale, per 22.299 abitanti serviti.

Due i vincitori assoluti in Basilicata. Primo nella categoria comuni sotto i 5.000 abitanti è Sarconi, che vanta una produzione di soli 24,1 Kg/ab/anno di secco residuo prodotto e una percentuale di raccolta differenziata pari all’87,7%. Grazie a questi importanti risultati, raggiunti con una grande partecipazione dei cittadini, il comune ha potuto nell’ultimo anno applicare una riduzione della Tari del 30% in media. In classifica anche i Comuni di Tramutola, Montemurro, San Chirico Nuovo, Maschito, Banzi, Castelsaraceno, Montemilone, Forenza, Cancellara, tutti in provincia di Potenza.

Per la categoria comuni tra i 5.000 e i 15.000 abitanti premiato invece il comune di Tursi (Matera) che si attesta al 74,2 % di raccolta differenziata con una produzione di 66,3 Kg/ab/anno di secco residuo.

Ecosezione Accademia per l’Ambiente G.Merli

SCENARIO TEMPA ROSSA: Il Movimento Azzurro partecipa all’incontro organizzato dalla Regione Basilicata

Quali sono le prospettive per il nuovo impianto petrolifero “Tempa Rossa”? Quali le attività, le problematiche e gli impatti sull’ambiente? A questi e molti altri quesiti, si è cercato di rispondere all’incontro promosso dalla Regione Basilicata con le associazioni ambientaliste locali tenutosi lo scorso 23 aprile, a cui il Movimento Azzurro è stato invitato a partecipare.

images1

Il meeting, aveva lo scopo di presentare in primo luogo il progetto “Scenario Tempa Rossa”, messo a punto dalle società vincitrici del relativo bando regionale (NEMO srl, DREAM Italia, AgriBioEco, IRIS e SocioLab), le quali hanno illustrato il baseline ambientale e socio territoriale dell’area della concessione mineraria dell’alta valle del Sauro, nelle vicinanze dei comuni di Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione. Il loro lavoro della durata di dodici mesi, si sta sviluppando in monitoraggio, raccolta dati e successivo inventario di tipo naturalistico, ambientale e socio-economico del territorio, attraverso informazioni e dati ricavati sia da fonti ufficiali, sia con analisi e indagini effettuate sul campo. Il quadro che ne emerge, servirà a individuare le concessioni ecologiche da mantenere o riqualificare; le aree naturalistiche da conservare, e la formulazione d’ipotesi che si riferiscono all’impatto che le attività estrattive potranno avere sulle principali dimensioni economiche e sociali.

Ma la vera novità di questo progetto è nella comunicazione e condivisione di quelle che sono e saranno le attività e gli annessi risultati del lavoro “Scenario Tempa Rossa”, contenuti nell’apposito sito www.scenariotemparossa.it (ancora in fase di costruzione). Un’ampia parte dell’incontro, infatti, è stata dedicata appunto a questo tema, attraverso un confronto tra le diverse associazioni ambientaliste presenti, le quali hanno fatto emergere le criticità relative all’incidenza dell’attività petrolifere concernenti le acque del sottosuolo, la qualità dell’aria, gli ecosistemi e non ultimo la sismicità dell’area. “L’intento dell’incontro di oggi – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente Pietrantuono – è quello di avere un quadro dettagliato della situazione, con un’attenta analisi che è partita dal cosiddetto punto zero: la situazione, cioè, esistente prima dell’avvio vero e proprio delle produzioni e delle attività estrattive. Abbiamo anche stimolato un dibattito sulla correlazione fra i modelli e le reti di monitoraggio. Tutto questo – ha sottolineato Pietrantuono – per capire quali sono le evoluzioni che ci sono state e leeventuali criticità emerse”.

index1

Quest’appuntamento rappresentava il primo di una serie di confronti che la Regione intende organizzare per stimolare la volontà di collaborazione e costruzione di strumenti volti a rinsaldare la relazione tra le istituzioni e la comunità (cittadini, associazioni, comitati) per attivare un ingaggio civico di monitoraggio pubblico e, creare un tavolo condiviso dove confrontarsi attraverso una rete condivisa d’informazioni e coordinamento delle iniziative in merito a Tempa Rossa. Il Movimento Azzurro in linea con quelli che sono i valori e le finalità della sua costituzione, non può che condividere iniziative tese appunto alla salvaguardia della natura, al risanamento ambientale e ad un corretto e positivo rapporto tra l’uomo e il territorio.

 

Accademia per l’Ambiente G.Merli

Giuseppina Paterna

Giornata Mondiale della Terra 2018: le iniziative in Italia e in Puglia

Giornata Mondiale della Terra 2018: le iniziative in Italia e in Puglia

di DONATO FORENZA – La Giornata Mondiale della Terra o Earth Day è stata proclamata nel 1970 dal segretario generale delle Nazioni Unite, Maha Thray Sithu U Thant (diplomatico birmano), e da John McConnell (attivista e pacifista). In questi giorni anche in Italia e in Puglia sono state organizzate importanti manifestazioni. Le celebrazioni ufficiali in Italia sono organizzate da Earth Day Italia insieme al Movimento dei Focolari. Tra gli eventi principali citiamo quello che si svolgerà all’interno del Villaggio per la Terra allestito a Roma, presso il Galoppatoio di Villa Borghese.

In questi giorni, lo scopo cardinale degli incontri della Giornata della Terra è quello di sensibilizzare la formazione della consapevolezza per la Difesa del patrimonio ambientale mondiale, iniziando dalla Protezione dell’ambiente in cui si vive. Il focus principale dell’edizione 2018 della Giornata Mondiale della Terra concerne gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, gli “SDGs” (Sustainable Development Goals) fissati dall’ONU nell’Agenda 2030. Nel Paese sono stati previsti programmi di appuntamenti scientifici, culturali, ludici, artistici, sportivi, e concerti, per tutti i cittadini e i bambini.

A Genova si svolgerà un evento sulla salvaguardia del territorio con temi idrogeologici e paesaggistici. A Bari, presso il Porto si è svolto un importante convegno “U.N. Earth DAY” , con collegamenti con le Università, in USA, di Chicago Illinois e Washington, sui temi Change Mentality “Anthropogenic Global Effects” Earth Day, a cura del Club per l’UNESCO di Bisceglie e di altri enti. Gli interventi degli illustri relatori riguardano problematiche correlate a fenomeni connessi ai cambiamenti climatici; al convegno hanno aderito anche studenti di alcune scuole superiori (“G. Galilei” di Monopoli, “G. dell’Olio” di Bisceglie e “G. Salvemini” di Bari). A Ronciglione (VT) è invece organizzata la Giornata Ecologica Lago di Vico, con pulizia della Riserva Naturale del lago. A Palermo l’appuntamento è all’Orto Botanico, con attivazione di workshop, proiezioni e dibattiti.

A Torino è stato progettato un percorso enogastronomico (Langhe Roero Monferrato), architettonico e culturale, riservato ai soli veicoli elettrici, per diffondere la mobilità elettrica. A Napoli, presso il Museo Madre, si prevede di sensibilizzare l’opinione pubblica sul rispetto per la Terra attraverso l’Arte. A Milano, l’attenzione si focalizzerà sul mercato economico insostenibile in confronto a quello basato sulle risorse, con introduzione alla permacultura.

La Giornata della Terra 2018 è una preziosa opportunità per farsi ambasciatori di buoni Consigli per l’ambiente. L’impiego idrico deve essere sempre ridotto al minimo (uso di miscelatori e opportuna chiusura di rubinetti quando ci si lava); – bisogna ridurre l’impronta ambientale di CO2 ; – prevedere l’impiego di bicicletta o spostarsi a piedi, – usare i mezzi di trasporto pubblico; – ampliare la diffusione di veicoli elettrici; – alimentarsi con frutta e verdura stagionali e prodotti a chilometro zero: – potenziare la raccolta differenziata con i benefici di ridurre i rifiuti e riutilizzare materie; – ridurre al massimo e ottimizzare l’uso della plastica; – applicare l’economia circolare e il riutilizzo degli oggetti: – dare a vecchi vestiti nuova vita; – utilizzarne i tessuti per altri usi; – regalare oggetti non ritenuti interessanti; – valutare caso per caso la sostenibilità dei comportamenti.

A nostro avviso, inoltre, occorre sempre valutare il fattore “Life Cycle Assestment”, cioè effettuare la “Valutazione del Ciclo di Vita”, un metodo che analizza le interazioni che un prodotto o un servizio ha con l’ambiente e l’impatto ambientale (positivo o negativo) derivante da tali interazioni. Riteniamo che Earth Day possa costituire l’inizio di nuovi iter indifferibili per cambiare stili di vita nel proprio agire quotidiano e nella società, in connubio con Programmi scientifici internazionali di sostenibilità, di Forestazione Urbana e di Green Economy.

EARTH DAY – Modica Giornata della Terra A Cava Ispica- 22 Aprile 2018

L’ecosezione Cava Ispica Modica del Movimento Azzurro, per il 4° anno consecutivo celebra l’Earth Day (la Giornata della Terra) giunta alla 48° edizione. Tema di quest’anno è la Plastica, quel prodotto incredibilmente utile che tutti noi usiamo ogni giorno, ma che sta rapidamente diventando il nemico pubblico numero uno. Non c’è angolo di terra, nessun animale, nessun mare o fiume o lago, nessun essere umano, immune dai suoi effetti. Forse nessuno si sofferma a pensare che ogni bottiglia di plastica, borsa o sacchetto abbiamo mai usato, esiste ancora sulla terra e nel mare oggi. Ma il problema dell’inquinamento da plastica non è solo ambientale.
L’impatto negativo di inquinamento da plastica all’interno del nostro corpo sta probabilmente contribuendo ad una vasta gamma di problemi di salute.
Il bisfenolo A, noto anche come BPA, usato per fare miliardi di contenitori in plastica per bevande, stoviglie, rivestimenti protettivi di lattine di cibo e giocattoli è considerato un distruttore endocrino, ovvero può sia aumentare o diminuire l’attività endocrina nell’uomo e provocare effetti negativi sulla salute.
Anche gli ftalati, un gruppo di sostanze chimiche utilizzate per rendere la plastica più flessibile e più difficile da rompere, procurano una varietà di esiti avversi, tra cui l’aumento di peso e la resistenza all’insulina, la diminuzione dei livelli di ormoni sessuali e altre conseguenze per il sistema riproduttivo, sia per le femmine e maschi.
Che aspettiamo ad agire? Come saperne di più?
Il Movimento Azzurro di Modica vi invita a trascorrere la Giornata della Terra a Baravitalla. Parleremo insieme del tema tramite video, esperti, dibattiti, attività e giochi, in un’atmosfera rilassata e naturale come il Giardino di Baravitalla. Insieme, siamo in grado di proteggere il pianeta e le persone che amiamo. Per assumerci le nostre responsabilità ed imparare come ognuno può facilmente fare la propria parte. Troverete il programma sul sito dell’Associazione o sulla pagina Facebook.

http://www.quotidianodiragusa.it/2018/04/18/appuntamenti/modica-giornata-terra-cava-ispica/36476

Libri: valorizzazione del Paesaggio, Etica e Selvicoltura

Libri: valorizzazione del Paesaggio, Etica e Selvicoltura

di DONATO FORENZA – La prestigiosa Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura, in Roma, recentemente ha effettuato la presentazione di un libro afferente alle tematiche della Selvicoltura e del Paesaggio con particolare accezione alle dimensioni poliedriche di San Giovanni Gualberto, fondatore dei Benedettini dell’Abbazia di Vallombrosa, in Toscana.

L’interessante volume dal titolo ”Etica – Ecologia – Economia: un precursore San Giovanni Gualberto monaco benedettino, fondatore ed Abate di Vallombrosa”, evidenzia con peculiare valenza interdisciplinare, la rilevante attività della vita e delle opere del Santo, che è stato assunto quale patrono dei forestali (nel 1951 da Pio XII fu proclamato Patrono dei Forestali) e anche iniziatore della Scienza della Selvicoltura. Il libro è stato curato da Rocco Chiriaco e pubblicato da Editori Associati per la Comunicazione. Meritoria è la preziosa attività scientifica del Movimento Azzurro nella protezione dell’ambiente che ha implementato la manifestazione.

L’elegante volumetto, viene dedicato al Santo patrono dei Forestali, che visse intorno all’anno Mille in Toscana; in questi territori montani e collinari, curò il paesaggio forestale e la spiritualità e fondò importanti monasteri nei quali si creò un mirabile connubio tra la valorizzazione ambientale e le dimensioni dell’Etica, anticipando di un millennio il concetto di sostenibilità. San Gualberto inculcò nei monaci la coltura dei boschi: infatti,l’Abbazia di Vallombrosa è considerata un asse cardinale della Tecnica e della Scienza della Selvicoltura italiana. Giovanni di Gualberto nato in territorio fiorentino (anno 1000 circa), divenne frate in S. Miniato di Firenze; verso il 1035 contribuì a riforme monastiche e del clero.

Con la fondazione di Vallombrosa, si unirono altri monasteri, fra i quali Badia a Passignano nel Chianti, dove il santo abate morì il 12 luglio 1073; quivi riposano le sue ossa. Canonizzato da Celestino III nel 1193, è venerato eroe della carità, per le sue benemerenze nel campo sociale e della Selvicoltura, continuate dalla sua Congregazione. All’evento hanno partecipato Rocco Chiriaco (Autore del libro e Presidente Nazionale del Movimento Azzurro), Antonio Ricciardi (Comandante Generale Carabinieri Forestale C.U.F.A.A.), Dante Fasciolo (Giornalista, presidente dell’Accademia G. Merli) e Mario pulimenti (Direttore Vicario della Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura). Alla manifestazione hanno partecipato studiosi e un folto pubblico con positivi consensi

Bologna, importate nuovo studio sulle antenne dei cellulari

La Dott.ssa Fiorella Belpoggi Direttrice presenterà domani 22 marzo alle 11.30 i risultati dello studio dell’Istituto Ramazzini sugli effetti biologici delle antenne dei cellulari che domani viene pubblicato sulla rivista Journal Environmental Research.

 

La presentazione avverrà in diretta sulla pagina Facebook dell’Istituto Ramazzini e il video resterà visibile anche nelle ore successive.

https://www.facebook.com/istituto.ramazzini/

 

Lo studio rappresenta una pietra miliare nella ricerca scientifica sui danni correlati alla telefonia mobile perché è frutto della sperimentazione più vasta mai condotta prima su animali per identificare i rischi biologici legati alle antenne.

 

Bisogna tenere presente, in particolare, che i livelli di radiazione usati per questa sperimentazione sono 1000 volte inferiori di quelli utilizzati per lo studio su topi del Programma Nazionale di Tossicologia degli Stati Uniti.